CRITICA a cura di Gianni Merlin: In una cittadina della Bretagna ben 17 diciassettenni rimangono incinte nello stesso periodo nello stesso istituto; da queste vicende, realmente accadute nello stato del Massachusetts nel 2008, prende spunto il film delle sorelle Coulin, fortunatamente giunto alla distribuzione anche in Italia.

Infatti, sebbene appesantito da una regia scolastica, da un certo manicheismo inutile fra genitori e figli, in generale da una mancanza di una mano esperta nel combinare urgenza della narrazione con l’impianto cinematografico, “17 filles” rimane un’opera importante e originale, dove la vicenda delle giovani madri viene assunta a parabola di liberazione / emancipazione femminile.

Ciò che colpisce e spiazza è proprio l’uso eversivo della maternità, qui unico mezzo per uscire dalla routine triste di un luogo senza sbocchi, dove una delle poche vie per emergere è fare il soldato in Afghanistan, dove regna una perenne dimensione di solitudine, corroborata dal disagio sociale di una terra arida di risposte.

I fatti sono successi nel 2008, ovvero all’inizio dell’attuale crisi economica, che le autrici in parte richiamano come probabile causa delle condizioni scatenanti le vicende, ma rimane di fatto un situazione di sottofondo. Alle due registe preme maggiormente evidenziare le modalità di formazione del gruppo delle adolescenti, fra genitori impacciati o deliberatamente assenti, un territorio ostico e l’assenza di punti di riferimento in una età centrale per la maturazione di una persona.

La parti migliori dell’opera appunto rimangono quelle in cui si tratteggia l’adolescenza virata al femminile, l’idea del sogno di un’età libera, la scoperta dell’energia e dei desideri per il futuro, la voglia di vita nuova che prevalica le miserie del presente, cose già viste in passato, ma qui c’è la maternità in più che dona alla narrazione un tocco di consona ambiguità, una scelta spavalda e furiosa, a cui le sorelle Coulin hanno evidentemente voluto credere e a cui attribuire questa valenza appunto rivoluzionaria.

“17 ragazze” è sicuramente un film, come detto con alcuni difetti e molti meriti, ma che non può non porre dei quesiti, cosa che il cinema italiano, come sempre in questi casi masochisticamente dirimpettaio di quello d’oltralpe, non riesce a suscitare, in quanto questo tipo di opere qui semplicemente non si fanno, ma neanche vengono pensate. Gianni Merlin
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