CINEMOVIE.INFO - il Cineportale del Cinema moderno

Recensioni
Recensioni
Box Office
Box Office
Notiziario Notiziario
Trailers Trailers
Celebritą Celebrità
Frasi Celebri Frasi Celebri
Cine Specials Cine Specials
CINEMOVIE.INFO


RECENSIONE FILM A SERIOUS MAN

A SERIOUS MANCRITICA a cura di Olga di Comite: Ma cosa è accaduto ai fratelli Coen? Critici illustri hanno decretato che tutto è al suo posto, come al solito: la satira, l’ironia, il tragicomico e la cifra complessiva dei due autori. Io che non sono un critico e tanto meno illustre, posso permettermi quindi un’opinione divergente. Ho trovato A serious man un film tragico e direi disperato, percorso da una vena di cupo pessimismo.

Questo non esclude qualche battuta di genio o la caratterizzazione comica di personaggi minori che sembrano figurine di un moderno cartoon capitate lì per sbaglio. Ma nella sostanza il significato dell’opera è che l’uomo è solo, che gli Ebrei lo sono in particolare, che la religione può opprimere senza risolvere nessuno di quei problemi neanche sul piano teorico, che Dio è lontano e che ben presto qualche catastrofe spazzerà via l’America se non il mondo, ebrei di Minneapolis compresi e soprattutto. Ciò si ricava chiaramente dalla metafora finale del film, costituita da una terribile tromba d’aria in arrivo che sta per portarsi via tutti i protagonisti, bandiera americana per prima.

Perciò l’ineluttabile maledizione divina implicita nel prologo, ambientato in tutt’altro luogo e tempo, sembra percorrere i secoli per abbattersi sul personaggio principale. Al centro del racconto c’è infatti un uomo probo, onesto e non violento, destinato quindi nelle nostre società occidentali ad essere un perdente. Tutti o quasi si prendono gioco di lui, a cominciare dai figli adolescenti a finire ai tre rabbini, sempre più in alto nella scala gerarchica che il protagonista consulta. Se si aspettava qualche consiglio umano da costoro il nostro deve ricredersi: niente altro che cinismo o un “chissà” dai tre sapientoni. Il fatto è che sul malcapitato si stanno abbattendo situazione problematiche di ogni tipo, che lo interessano da vicinissimo o di striscio ma comunque negative.

La semplicità con cui ciascuno dovrebbe accogliere ciò che gli capita, come suggerisce un detto nel prologo, si infrangerà del tutto all’annuncio del cancro che l’ha colpito, datogli dal medico. Subito dopo si colloca la sequenza finale, di cui ho detto sopra, con una inequivocabile forza simbolica. Sugli attori scelti con cura maniacale, attenta ai tic e quasi alle pieghe del viso e al numero dei peli sul volto, specialmente nella galleria di personaggi minori, tutti connotati alla perfezione, niente da dire. Non avrei però mai pensato che un film dei Coen potesse essere così angoscioso, poiché al fondo si sente come un brontolio sordo di tempesta (al di là dei sorrisi parsi qua e là) che ha il lugubre e tetro andamento dei canti e della cerimonia del bar-mitzvah del figlio del protagonista. Olga di Comite
VOTO:

 

CRITICA a cura di Nicole Braida: Siamo in una cittadina ordinaria della provincia americana, è il 1967, Larry Gopnik (Michael Stuhlbarg) è padre di una famiglia ebrea e un professore di fisica serio e pacato. In una delle significative scene iniziali spiega durante una lezione il paradosso di Schroedinger, il gatto né morto né vivo, esempio classico per spiegare la fisica quantistica e l’incertezza, l’indeterminazione. Il tema è questo.

Gli eventi pian piano sconvolgono la banale esistenza di Larry. La moglie vuole divorziare perché si è innamorata di Sy, un uomo che le infonde più fiducia e concretezza di quanto non faccia il marito, a Larry invece sembra essere soltanto un fricchettone in età evanzata. La sua promozione a professore di ruolo inoltre è in balia di uno scaltro ma non particolarmente dotato studente coreano che per migliorare un voto tenta di infamarlo. È tormentato dai figli nel pieno dell’adolescenza, uno si fuma gli spinelli e ascolta i Jefferson Airplane anziché seguire le sue lezioni di preparazione al Bar Mitzwah, la figlia invece ruba i soldi per rifarsi il naso. Compito non meno gravoso è il dover essere costretto a prendersi cura di un fratello disoccupato e piuttosto problematico.

I personaggi, tutti, sono delineati in maniera impeccabile. A volte esilaranti, come i tre rabbini della comunità, disperati come il fratello Arthur. Tristi e privi di chance come le donne, forse un po’ troppo stupide, o lo stesso Larry, schiavo della sua scienza e di quelle domande alle quali continuerà spasmodicamente a cercare di trovare una risposta.

I fratelli Coen, detti anche il regista a due teste come ci avevano già dimostrato nei loro precedenti successi, come il favoloso Ben Goodman de “Il grande Lebowski” o i personaggi di “Burn After Reading” si riconfermano dei ritrattisti nati. Senza troppe pretese, questo film si distingue per l’inconfodibile ironia dei Coen, i quali aggiungono all’impasto iniziale sarcasmo, profondità e sapienti effetti fotografici, oltre a una precisa ricostruzione di una ordinaria città del Midwest verso la fine degli anni ’60.

Il finale, ad effetto, dove l’arrivo di un ciclone minaccia tutti gli abitanti, sembra lasciarci una grande incertezza. Ed è questo il punto: quando una vita anche banale è sconvolta da mille eventi che trasformano le sue certezze, per tornare alla normalità si tenta di trovare delle soluzioni a volte non possibili. Il gatto di Schroedinger è vivo o è morto? Per ora entrambe le cose. Nicole Braida
VOTO:

 

Disclaimer | © 2001-2010 CINEMOVIE.INFO | Web Design: © 2010 MARCLAUDE