ANNO:
Francia 2002
GENERE:
Documentario
REGIA: Nicolas Philibert
CAST:
Georges Lopez (Il maestro); Alizè, Axel,
Guillame, Jessie, Jojo, Johann, Jonathan, Julien,
Laura, Létitia, Marie-Elisabeth, Nathalie,
Olivier (Gli alunni della classe); Chanimbaud,
Dujardin, Garrido, Jeune, Lacombe, Olléon,
Ponte, Rochés,
Thouvenin (Le famiglie).
DURATA:
104 '
TRAMA:
Documentario di Nicolas Philibert sulla
vita scolastica svolta all'interno della classe del
maestro
Georges Lopez, in un
piccolo villaggio dell'Alvernia, Saint-Etienne
sur Usson, durante
un intero anno...
CRITICA a
cura di Andrea
Scaccia:
Essere e Avere, prima
di diventare un dilemma esistenziale
o un rompicapo
irrisolvibile, sono una filastrocca buffa
e faticosa che si impara alla scuola
elementare. Ed è proprio
lì che Nicolas Philibert (il
regista) è andato a rintracciarli:
un ritorno all'origine della conoscenza
e alla formazione della coscienza con
il desiderio (questa seconda volta)
di testimonianza. Philibert ha
messo la sua macchina da presa dentro
l'unica
aula di una scuola elementare della
campagna francese, e ha osservato l'intero
anno scolastico dei bambini e del loro
maestro. La prima cosa che si nota è la
bravura estrema con cui è riuscito
a mimetizzare il suo strumento: la
macchina da presa che, in quanto strumento,
segna in ogni caso almeno la distanza
(focale) tra chi guarda e chi è guardato.
Invece in questo lavoro lo sguardo è delicato,
attento a non far rumore o intromettersi
troppo precipitosamente negli affari
altrui, per poter cogliere con pienezza
e autenticità le emozioni in
gioco. La mimetizzazione della macchina
da presa è talmente riuscita
che fa pensare a quelle scene da fumetto
in cui i rapinatori entrano nella casa
da razziare, e riescono a ingannare
il cane da guardia coprendo con la
carne il proprio odore e quello delle
loro armi; ecco in questo film la macchina
da presa è come se fosse avvolta
in una immensa polpetta di carne...L'autenticità che Etre
et Avoir ci
mostra non è quella ricostruita
del cinema, ma quella pura della "realtà":
questo è un documentario, e
non una rappresentazione, un film.
Ma non è un documentario dal
semplice profilo cronistico, un reportage.
E' un'indagine svolta con attenzione
e immedesimazione, un viaggio dentro
le emozioni dei protagonisti che non
sono attori, nel senso che non interpretano
un ruolo, ma sono se stessi, mentre
giocano (vivono) quel ruolo. Un viaggio
alla prima coniugazione dei verbi,
al rapporto magnetico che sempre si
istaura fra allievi e maestro, dentro
il loro profondo e fertilissimo scambio
di umanità. E, alla fine, per
noi (i grandi), è un viaggio
a ritroso, a scuola, dove la coscienza
si è formata, quando essere
e avere erano solo una filastrocca. Andrea
Scaccia
VOTO: 8 |