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RECENSIONE FILM GIU' AL NORD BIENVENUE CHEZ LES CH'TIS

GIU' AL NORDCRITICA a cura di Olga di Comite: Il paradosso del titolo in italiano la dice lunga sui luoghi comuni di cui spesso si alimentano le nostre convinzioni e pregiudizi recepiti acriticamente. Quindi una volta tanto la traduzione “ci azzecca” col titolo originale e con il contenuto di quest’opera semplice.
Si tratta di una bella favoletta narrata in forma di vecchio varietà con gags non sempre originalissime ma reinterpretate con ironia e unità d’intenti dagli attori che, prima di tutti, sembrano divertirsi loro.

Quel nord indicato con la parola “giù” allude al fatto che in Francia sono alcune regioni del settentrione, non certo la Normandia e la Bretagna, ad essere oggetto di uno strisciante razzismo nato da una tradizione in primo luogo climatica (freddo = cupezza) e poi sociale ed umana in senso lato.
Quasi eredi dei Barbari, questi abitanti della Piccardia o meglio del Nord-pas-de-Calais, regione al confine col Belgio, sono nel giudizio dei colti e scafati abitanti del Midi quello che un “terrone” era da noi negli anni ’50 e per alcuni ancora oggi ( vedi sproloqui alla Borghezio).

Tali zone, dette il “paese piatto”, spesso spazzate dal vento, piovose e brumose come tutti i nord del pianeta, sono percepite come un gelido sfondo su cui si muove gente un po’ tocca e rozza, che in più non sa neanche parlare la lingua nazionale e pronuncia in modo strano consonanti e parole. Peraltro, proprio quest’aspetto era l’elemento difficile da rendere nella versione italiana del film e sul risultato non è semplice pronunciarsi; credo comunque che, a parte gli escamotages del doppiaggio (sembrava a volte di sentir parlare dei siculi-romagnoli), parte della comicità delle situazioni linguistiche, i giochi di parole, gli scherzi del patois siano andati persi.

Tuttavia il film regala due ore distensive e almeno tre dei personaggi sono convincenti e indovinati: alludo ai due protagonisti (Kad Merad e Dany Boon) e alla moglie di quest’ultimo.
E’ proprio da lei che prende avvio l’azione: la signora soffre di depressione e il marito vuole perciò trasferirsi in Costa Azzurra, sperando che la novità le giovi. Lui lavora alle poste e briga in tutti i modi per ottenere il difficile trasferimento, giungendo a fingersi disabile. Scoperto l’inganno, viene invece mandato per punizione a Bergues, cittadina del nord. Tutti lo guardano con commiserazione e la moglie decide di non seguirlo. Parte quindi da solo convinto di trovarsi malissimo, ma ben presto la simpatia di un suo impiegato, ubriacone e originale nonché quella degli abitanti del luogo, accoglienti e allegri, lo conquistano. Alla moglie racconta quello che lei si aspetta di sentire, finché la donna non decide, per aiutare il marito-martire, di seguirlo nella landa inospitale.

Da qui scaturisce una specie di vaudeville che si conclude lietamente con buon pace di ognuno e suona conferma del detto locale: “chi viene al nord piange due volte, quando arriva e quando riparte”.
Lo sguardo affettuoso con cui sono trattati luoghi e persone, una satira mai aggressiva o volgare, il fatto che a interpretare le parti principali siano due attori di origine araba, affidano a questa commediola un piccolo messaggio, che invita al dialogo interculturale, possibile solo partendo dalla realtà e non da false credenze
. Olga di Comite
VOTO:

 

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