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RECENSIONE FILM L'AMANTE INGLESE PARTIR

L'AMANTE INGLESECRITICA a cura di Olga di Comite: Strano caso che proprio oggi otto marzo mi trovi a scrivere una recensione su un film di una regista donna, avente al centro una donna che si lascia andare a una passione folle in cui l’inaccettabile è dato dal fatto che l’amante sia un proletario con qualche piccolo precedente penale.

Sullo sfondo di una cittadina francese, lei è la classica borghese ben sposata: marito medico influente, figli grandicelli, casa raffinata fuori città con piscina, vetri e piante a profusione.
Ha abbandonato il lavoro per fare la madre e la moglie perfetta e sulla soglia dei cinquanta è pronta a cambiare qualcosa della sua routine. Ha infatti deciso di crearsi in casa un suo laboratorio dove praticare nuovamente il mestiere di fisioterapista. Il terremoto arriva proprio nella persona di un manovale, lo spagnolo Ivan assunto dal marito in nero per dare il via ai lavori di restauro di alcuni locali.

Dopo l’incontro, per l’inglese Suzanne niente più sarà come prima. L’innamoramento divampa e lei capisce quanto profonda sia l’insoddisfazione e il vuoto della sua vita; i figli significano poco di fronte alla passione che la travolge, il marito svela i suoi aspetti peggiori. Uno su tutti. Lui è convinto di aver “comprato” la moglie come se fosse uno degli oggetti che le regala; il suo risentimento più profondo è quello di chi si vede rubare una cosa sua e in più da un uomo di classe inferiore e senza quattrini. Sta proprio qui il nucleo del film, visto che oggi il divorzio o un amante non sono più qualcosa di strano. Ma quello che non si perdona ancora da parte dei benpensanti è che l’adultera scelga un altro più in basso nella scala sociale. Suzanne invece trova in quell’uomo semplice, di origine diversa dalla sua, una fisicità prorompente che li accomuna e un rispetto umano dal quale si sente accolta e valorizzata, via via che all’attrazione si affianca l’amore in senso lato.

Diventa così sempre più aggressiva nei confronti del marito, da vittima a carnefice a sua volta, come il gioco dei ruoli richiede. Per lei la posta è altissima, ma le appare naturale rinunziare a tutto salvo che all’amore e alla libertà di essere protagonista delle proprie decisioni. Queste ultime sfociano nel dramma, come la prima sequenza ci aveva fatto subito capire e a quel punto Suzanne è in buona compagnia, tante sono le eroine di tal genere nella letteratura (L’amante di Lady Chatterly, Anna Karenina, ecc.) e nel cinema (La signora della porta accanto, Messaggero d’amore, ecc.). Né con te né senza di te è la loro epigrafe.

La regia, corretta come un compito ben fatto, risulta spesso freddina, con poca anima. In altri momenti invece è potente: nella crudezza delle scene di litigio tra ex-coniugi e nella verità gioiosa e necessitante con cui sono descritti gli incontri erotici. Altro merito della Corsini è quello di non esprimere giudizi, ponendosi come spettatrice muta di fronte all’assolutezza dei sentimenti. Riguardo all’interpretazione, gli attori principali sono tutti credibili, ma la migliore è Kristin Scott Thomas che disvela intensamente un versante passionale cui non eravamo abituati. Olga di Comite
VOTO:

 

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