CRITICA a cura di Nicole Braida: A Berlino, a ricevere l’Orso d’Argento per questo ultimo capolavoro Polanski putroppo non c’era, visto che è tutt’ora rinchiuso in Svizzera a scontare un’antica pena. “Il Ghost Director”, potremmo chiamarlo, ricama il suo thriller politico su un intrigo internazionale.
Ewan McGregor accetta un lavoro (da un irriconoscibile Jim Belushi) come ghost writer per la stesura delle memorie dell’ex ministro britannico (Pierce Brosnan). Il suo compito è quello cioè di prestare la sua arte. Compenso alto e tempo minimo. Con la scusa di dover essere costretto a rinchiudersi nella lussuosa residenza dell’ex premier in una sperduta isola vicino alla costa del New England, l’ingenuo scrittore si ritrova dentro un intrigo di ampiezza mondiale. “Lang-Pierce-Blair” è accusato di crimini di guerra e di rapporti segreti con la CIA.
Certo nell’apparenza, in quello che la politica mostra ai media non c’è mai troppo di reale. E Lang sembra esserne l’esempio, con una moglie insoddisfatta e una segretaria sposata (Kim Cattrall) casualmente senza anello nuziale. In più dalla scena iniziale, didascalicamente apprendiamo che il precedente ghost writer è morto in circostanze inspiegate mentre aspettava di essere traghettato. Ma di lui rimane soltanto l’auto vuota ad intralciare le altre all’attracco.
È il manoscritto che rappresenta il mistero. Un intrigo di storie e personaggi del passato e del presente che rivelano un lato ombroso della politica britannica. A passi lenti il nostro scrittore fantasma si abbandona alla curiosità indagatrice per finire tra le braccia del lato oscuro della forza, nella speranza di poter raccogliere e mettere insieme quei pezzi di un rompicapo-manoscritto, forse però soltanto foglie senza speranza raccolte, per poi essere nuovamente spazzate via dal vento.
Un thriller dunque, di sapore hitchockiano, di atmosfera molto british. Tratto da un romanzo di Robert Harris, che ha poi scritto insieme al regista la sceneggiatura. Luci, spazi e vuoti di pieno senso, che compongono le sequenze di quest’opera di Polanski, rispettosissima delle regole classiche cinematografiche di unità di tempo e di luogo.
Non manca lo humor, in continuazione a ricordare la “pesantezza” delle pagine delle memorie, o nella rappresentazione del pittoresco old-style isolano che si contrappone alla modernità di casa Lang e della tecnologia, nuovo mercurio messaggero di verità, travestito da motore di ricerca o sistema gps. Nicole Braida
VOTO: 7,5