CRITICA a cura di Olga di Comite: Notevoli i costumi, raffinatissimi e perfettamente accoppiati, anche nel colore simbolo, alle circostanze, con tanto di gioielli e accessori che farebbero la gioia di qualsiasi donna. Ma, detto questo, gli abiti sono di una perfezione un po’ raggelante, senza una scintilla di fantasia, come è invece accaduto in altri film storici con ambizioni sociologiche.
Si veda al riguardo la Maria Antonietta di Sofia Coppola, che sfoggiava arditi colori postmoderni dal rosa fragolona al verde acidissimo. In quanto al resto il film non sembra centrare l’obiettivo di restituire la storia di una donna di grande intelligenza personale e politica del suo tempo. E questo per due motivi.
Il primo quasi banale: non si può attribuire a una nobildonna del ‘700, senza evidenti forzature, un modo di essere prefemminista, fa a pugni con la storia che ci dice quanto la condizione femminile in quel secolo e in Inghilterra, specialmente per le nobili, fosse pesante, limitata, come era, a dare un erede maschio al casato del marito e ad essere esempio di perbenismo ipocrita. Perciò lady Spencer (forse lontana parente della moderna lady Diana), divenuta duchessa del Devonshire, non poteva certo ignorare a diciassette anni quale sarebbe stato il suo destino di moglie. E’ difficile pensare che coltivasse l’illusione di essere amata e appoggiata nelle sue vaghe idee di libertà dal potentissimo marito. Come tutte infatti dovrà piegarsi a ogni compromesso perché sul capo le pende il ricatto di perdere i figli se non compiacerà il consorte. Anche su questo amore materno ci sarebbe storicamente qualche elemento da discutere: a molte nobildonne, della prole importava poco o niente perché non erano loro a crescere e ad educare i figli. Questi ultimi avevano rapporti formali e convenzionali con i parenti più stretti, ma questa è un’altra storia che ci porterebbe lontano.
Secondo motivo per cui il film mi è parso privo di mordente è la scelta della regia di insistere perlopiù sul dramma a sfondo sentimentale. Di quello che si muoveva davvero nella società del tempo, prima nelle colonie inglesi d’America e poi nella Francia illuminista, poco traspare nel racconto. Gran parte della narrazione mette in risalto il dato privato. C’è sovrabbondanza di sentimenti e ogni evento è sottolineato romanticamente quasi fossimo già nell’ ‘800. Se poi si aggiunge la fastosità, le residenze lussuose ed enormi, i valletti, i prati verdi e sconfinati, questa biografia risulta veramente uno spreco stucchevole e poco significativo.
In quanto all’interpretazione degli attori, salverei solo Ralph Fiennes, che rende bene la secchezza e l’incapacità di esprimere il suo lato positivo di marito-duca. Di Keira Knightley, rigida e poco duttile, solo in alcune inquadrature la fotografia esalta l’espressività e la bellezza del viso che contrasta con l’acerba spigolosità della figura. Olga di Comite
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