CRITICA a cura di Nicole Braida: Dopo due anni Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda tornano ad indossare migliaia di migliaia di dollari.
Il regista Michael Patrick King, a lungo già anche scrittore e produttore per la serie televisiva di Sex and the City, tenta in qualche modo fatto di sola ostentazione di glamour, di portare avanti una storia che non ha più senso di esistere.
A parte l’invincibile Samantha, nessuna delle protagoniste è ancora single.
Carrie è alle prese con un matrimonio che sta diventando routine. Si preoccupa ormai solo di abbellire la casa con divani e cuscini, ai quali però ancora preferisce qualche sgabello e un "Cosmopolitan" in mano. Charlotte invece è una madre frustrata dai suoi due bimbi, uno dei quali non smette mai di piangere, che non la lasciano mai respirare, nonostante la “poverina” abbia comunque una babysitter a tempo pieno. Miranda questa volta sembra non avere alcun problema, infatti decisamente è uno dei protagonisti peggio caratterizzati. Inoltre, Samantha, seppur rimanga ancora una mangia uomini è in preda alla menopausa.
L’inizio del film, dove l’ex migliore amico di Carrie si sposa, matrimonio gay, anzi gayssimo è un tripudio di kitscheria. Con come candelina sulla torta, un’attempatissima Liza Minnelli, che danza indossando un vestito imbarazzante, un successo pop di Beyoncè.
Le quattro inseparabili amiche si ritroveranno comunque in Medio Oriente, nella lussuosa Abu Dhabi, ufficialmente per affari. Banalmente Carrie, già in una fase di depressione matrimoniale, farà un incontro speciale. E chiamarlo speciale è un eufemismo. Incontro che smuoverà le acque calme del suo rapporto con il marito Big, e lo trasformerà in una tempesta. Breve. E banale. E scontata.
Avendo visto il film in una sala americana a Chicago, devo ammettere che lì è piaciuto. Applausi, urla, molto glamour.
Secondo la mia umile opinione invece, soltanto l’estrema prova che innanzitutto i sequel di serie televisive non hanno senso. Secondariamente se manca pure la trama, il messaggio, e perfino il divertimento, allora tutto si riduce soltanto ad un cumulo di paillettes. Nicole Braida
VOTO: