CRITICA a cura di Nicole Braida: L’ultimo capitolo di una lunga saga. Ed eccoci arrivati alla resa dei conti: il matrimonio, i figli, la routine, la perdità della libertà e del vigore giovanile. Ma soprattutto: non fare più paura.
Perché stiamo parlando di Shrek. Un orco che ha rinnegato le sue origini per diventare un pacifico padre di famiglia e adorato marito ed amico.
Insomma niente di più umano. Ma Shrek rimane una fiaba, e allora nel mondo di Tanto Tanto Lontano la fuga dalla tediosa vita coniugale alla ricerca di una seconda gioventù, è contrattata con un perfido nanetto.
Faustianamente Shrek siglerà con la sua pessima calligrafia un accordo con Tremotino, per vivere di nuovo un giorno dove tutti lo temeranno ancora. Ma l’orco buono ci metterà poco a capire che anche se riesce ancora a spaventare gli umani, c’è qualcuno che spaventa gli orchi: le streghe di Tremotino che hanno costretto la popolazione di orchi a nascondersi al buio sotterraneo della foresta.
Ingannato, Shrek si ritrova rinchiuso in un nuovo mondo infatti dove non è mai nato, dove nessuno ha mai salvato la sua bella principessina verdognola Fiona, che ora è un’amazzone in rivolta.
Esilaranti come al solito i personaggi di Ciuchino e del Gatto, quest’ultimo diventato un obeso gattone che non fa nulla tutto il giorno, mentre Ciuchino non riconosce più Shrek e scarrozza le brutte streghe cantando a modulazione di frusta la canzone prescelta.
Se dell’animazione impeccabile nulla di brutto si può additare, rimangono la storia e gli spunti che forse si rivelano meno fiabeschi del solito e più “umani”. Una storia animata per bambini, anche quelli più cresciuti. Le voci della versione italiana sono prestate dai soliti doppiatori, tra cui spicca Antonio Banderas nei panni del Gatto neo-ciccione.
Un’ora e mezza di piacevole spasso, che nonostante tutto ci fa un po’ riflettere, ci fa molto ridere, ci da degli spunti “apocalittici” di un’ improbabile Hollywood rasa al suolo e dominata da un dittatore di ispirazione orientale. Tematiche americane che non mancano mai, ma che ci ricordano anche come la storia recente possa trasformarsi felicemente in fiaba con la speranza che tutti vivano finalmente felici e contenti. Nicole Braida
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