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RECENSIONE FILM THE INTERPRETER

THE INTERPRETERANNO: U.S.A. 2005

GENERE: Thriller

REGIA: Sydney Pollack

CAST: Nicole Kidman, Sean Penn, Robert Clohessy, Clyde Kusatsu, Catherine Keener, Jesper Christensen, Max Minghella, Yvan Attal, Earl Cameron, Maz Jobrani, Tsai Chin, Eric Keenleyside, Adrian Martinez, David Zayas, Sophie Traub.

DURATA: 128 '

TRAMA: Nella sede delle Nazioni Unite a New York lavora come interprete Silvia Broome (Nicole Kidman). È una donna colta e raffinata, che ha girato il mondo, anche se nasconde tra le pieghe del suo passato qualcosa che le ha instillato un forte dubbio nei confronti della società. Un giorno, casualmente, ascolta una conversazione segreta e viene a conoscenza del complotto per assassinare il presidente di Matobo, un piccolo Stato africano. Silvia sa di trovarsi dinanzi a qualcosa di più grande di lei in cui si intrecciano terrorismo e comunicazione globale, ma la necessità di far trapelare la verità e arrestare il complotto è urgente. Silvia si trova a dover fare i conti con Tobin (Sean Penn), un poliziotto cinico, reduce da una dolorosa storia d'amore e abituato a confrontarsi ogni giorno con la violenza. I due provengono da mondi diversi e le loro idee sembrano essere inconciliabili, ma ben presto dovranno liberarsi della paura di soffrire e della sfiducia nei confronti dell'altro per imparare a collaborare e a fidarsi, ammettendo anche a se stessi la reciproca attrazione che provano...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Sydney Pollack è di quei registi americani che fanno storie già raccontate, ma che sanno essere così abili nel confezionarle e nel tessere l’intrigo (qui internazionale) da tenere desta la suspence con risultati apprezzabili per circa due ore e dieci. In più l’autore non si accontenta della pura spettacolarità puntando a una qualche riflessione. In questo caso sulle guerre, le vicende politiche, i genocidi neanche tanto mascherati che si consumano in Africa, spesso senza lasciare memoria per la scarsa attenzione o la cattiva coscienza dei nostri mass media. Il confronto,oltre che con i maestri del passato (da Kazan a Hitchcock passando per Lumet), è con il suo film migliore, "I tre giorni del Condor", dove la coppia Robert Redford e Faye Dunaway la faceva da padrona. Anche in The iinterpreter c’è una coppia vincente. Non mi pare però che il risultato, sia come storia sia come interpretazione, eguagli il succitato film del regista. Se la Kidman conferma la sua poliedricità, Sean Penn risulta a volte ingessato e troppo sull’orlo di una crisi di nervi. Il racconto, spesso fumoso, è difficile da seguire perché appesantito da inutili particolari. Da maestro invece il ritmo della narrazione. Sapientemente Pollack alterna la velocità delle azioni con modalità postmoderna all’andamento disteso delle sequenze di dialogo tra i due protagonisti. Buono anche il montaggio e la prova degli interpreti minori. C’è poi un terzo protagonista che non si può sottacere: è il Palazzo di Vetro dell’Onu, scenario della maggior parte del film. Esso è simbolicamente contrapposto come luogo della diplomazia e del dialogo mondiale alla violenta storia di personaggi politici tirannici e sanguinari che spesso lo frequentano sotto mentite spoglie. Una curiosità a riguardo: anche Hitchcock aveva chiesto di girarvi "Intrigo Internazionale", ma non ebbe il permesso.
E adesso seguiamo Pollack in quei locali per vedere come si svolge l’azione. L’interprete del titolo è un’africana bianca proveniente da un fantomatico paese di quel continente. Nella sua patria ha conosciuto tutti gli orrori della decolonizzazione: la corruzione, le guerre tra bande, gli eccidi di migliaia di persone. Tra questi morti anche i suoi familiari. Così lei ha scelto di lasciare il paese, stabilendosi a New York, dove lavora come interprete al Palazzo di Vetro. Per caso coglie una conversazione nella quale si accenna a un complotto per uccidere proprio il presidente del suo stato di provenienza, quando questi si recherà in visita all’Onu. D’ora in poi la donna diventerà la testimone scomoda e indecifrabile con cui si confronta l’inquirente dei servizi segreti (Sean Penn), incaricato della sua sorveglianza. Tra i due, accomunati dall’aver subito violenze nel passato, nasce durante l’indagine qualcosa di più e di nuovo. Qui fermiamoci e lasciamo che sia Pollack a condurre per mano lo spettatore fino allo scioglimento. Olga di Comite
VOTO:

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