GIUDIZIO a cura di Marco Michele: Dopo aver incassato oltre 800 milioni di dollari, la celebre saga d'animazione di Toy Story approda nuovamente sul grande schermo con il suo terzo capitolo, scritto da John Lasseter e Andrew Stanton e diretto da Lee Unkrich.
Divertente film privo tuttavia della poetica dei grandi capolavori d'animazione ai quali Disney ci ha abituato, Toy Story 3 ripropone le nuove avventure degli amatissimi Woody, lo sceriffo, e Buzz Lightyear, lo space ranger, alle prese con l'inevitabile accantonamento riservato ai giocattoli passati fuori moda o semplicemente messi in soffitta dai loro proprietari, un tempo inseparabili compagni di gioco, ormai divenuti troppo grandi per non disfarsi dei giochi dell'adolescenza, seppur amati e carichi di ricordi.
Semplice, leggero e buonista, Toy Story 3 manca di brillantezza d'idee e guizzi geniali, bloccandosi sui banali meccanismi di invidie e prepotenze che animano i rapporti tra i giocattoli dell'asilo Sunnyside o sulla piacevole scontatezza dell'innamoramento di Barbie e Ken, famosissimi characters della Mattel adottati per l'occasione da Disney, recuperando freschezza e appeal con pochi spunti quali la temutissima scimmia urlatrice, il reset latineggiante di Buzz Lightyear in caliente versione spagnola e gli adorabili titoli di coda che proprio sul finale strappano ripetutamente quei sorrisi e consensi che forse il cartoon avrebbe potuto cercare di offrire durante il dipanamento della storia.
Non soltanto celebrità come Barbie e Ken, ma anche e soprattutto una guest star d'occasione arricchisce con la sua carismatica presenza l'ultimo Disney Pixar, il mitico Totoro direttamente dal capolavoro Tonari no Totoro del maestro dei film d'animazione Hayao Miyazaki, che rende magicamente attrattive le sequenze che lo vedono protagonista con le sue dolcissime apparizioni.
Molti cammeo e pochi brividi per l'episodio conclusivo di una saga cinematografica che ha probabilmente esaurito la sua vena creativa nell'epoca dei social networks, dei mmorpgs e di una pressante videodipendenza che detta usi, costumi, gusti e abitudini non lasciando spazio ai sani, antichi passatempi di una volta. Marco Michele
VOTO: 7,5 |