CRITICA a cura di Roberto Matteucci: “Ora sono io che ho sedotto te, deve essere il contrario.”
Nina Sayers è una talentuosa ballerina classica. Vive con sua madre, da giovane pure lei ballerina. Il rapporto fra le due donne è angosciante: la madre riflette le sue delusioni ed i suoi sogni infranti sulla figlia. Vivono in simbiosi pensando unicamente alla danza. Entrambe sono inquiete e nevrotiche. Proiettano ogni loro desiderio solo nel palcoscenico di un teatro.
Thomas Leroy è il regista di una versione del Lago dei Cigni. Nina è scelta per la parte di Odette. Fra i due inizierà un doloroso contrasto; il regista pretende l’emersione della parte ‘‘nera’’ di Nina. Quali sentimenti, quali inquietudini, quali frustrazioni prova un attore o un artista quando è incapace di penetrare nel personaggio richiesto? I due cigni: quello bianco e quello nero, rappresentano le inquietudini dell’artista nel momento della rappresentazione. Nina ha una atroce domanda, quasi impossibile: lei è un cigno bianco come può essere un cigno nero contemporaneamente. La crescente tensione nasce da questo dubbio ambiguo. La dualità, la divisione di personalità, il dimezzamento sono i termini essenziali.
Thomas deve trasformare la sua dolce e modesta personalità. Comprende il suo punto sensibile, la sua debolezza; Nina dichiara senza esitazione: “Io voglio solo essere perfetta”. Sarà proprio l’orgoglio a scardinare Nina. Se tu desideri essere perfetta devi trasformarti. Non devi più essere te stessa, sei inesistente. Cerca il tuo alter ego, cerca la tua diversità. Il tema della trasformazione è imprescindibile. Per ottenere questo risultato si scatenano le visioni. Il carattere si spezza, la schizofrenia è incipiente, ma improvvisamente tutto trova il suo culmine con l’arte. L’arte può esaltare la vita. L’arte è la vita. Noi viviamo una trasformazione – non quella di Nina – ma quella della creatività artistica.
Darren Aronofsky gioca con il mutamento, con la trasformazione con mani esperte ed abili. Usa delle tonalità bianco e nero in tutta la pellicola. La stessa diafana Nicole è parte integrante del bianco, come la sua collega Lily è il nero. Le ragazze sono separate all'inizio del percorso, poi si incontrano e si confrontano drammaticamente, fino a realizzare una unione sconvolgente: materiale e platonica. La trasformazione continua. Aronofsky la accentua utilizzando l’immagine riflessa in modo distaccato dalla principale. Lo specchio non riflette la persona di fronte servilmente. Invece rispecchia il suo orgoglio infinito, la sua disponibilità totale a compromettersi, la sua amoralità totale.
Tutto il film è una continua duplicità. L’immagine principale è seguita dal suo alter ego riflesso ovunque: sugli specchi, sui vetri della metropolitana, sui bicchieri. Bisogna essere pronti a tutto se vogliano essere ‘‘perfetti’’. La solitudine prevale senza limite. Gli squarci della città oscuri, senza segno di vita, sono interrotti solo da una Nina sempre più indebolita. Il suo regista gli ordinerà “Ho un compito per te. Vai a casa e toccati. Vivi”. E per essere perfetta si trasforma accettando la perversione della vita. Siamo di fronte ad un incrocio fra un Dorian Gray ed una a Giovanna d’Arco: con le sue visioni e le sue voci. Per tutto il film sentiamo e viviamo le tensioni di un artista nel eseguire la sua opera d’arte. Il sudore, la fatica, lo sforzo, ma pure i dettagli particolari come le ferite ai piedi sono parte viva di un mestiere sempre complicato e disumano. Di fronte ad uno spettacolo possiamo apprezzare la sola apparenza.
Urliamo al capolavoro o fischiamo al fiasco senza comprendere minimamente il lavoro, la passione e l’impegno nascosto dalla perfezione del gesto. Non siamo di fronte ad un film sulla danza. Qualsiasi attività artistica poteva essere ripresa. Pure un gesto atletico e sportivo racchiudono in se la tensione del perfezionista. Aronofsky ci ha già mostrato nel suo The Wrestler l’umanità nascosta dello sport. Se una danzatrice volesse essere perfetta ed interpretare magistralmente Il Lago dei Cigni quale trasformazione sarebbe appropriata? Ovviamente trasformarsi nel cigno stesso. Natalie Portman non si risparmia minimamente per ottenerla. La sua interpretazione è esagerata, sopra le righe. Quale trasformazione ha dovuto compiere Natalie per essere Nina? Roberto Matteucci
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