CRITICA a cura di Nicole Braida: Il nuovo capolavoro di Christopher Nolan, dopo i successi della saga pipistrelliana di Batman e la rivelazione talentuosa con l’intricato Memento, arriva finalmente sugli schermi per incantare con i suoi effetti surrealisti e la complessità della fragile barriera tra sogno e realtà.
Dom Cobb è una spia dell’inconscio altrui. Il suo lavoro da estrattore consiste nell’introdursi dentro la mente sognante delle persone per rubare i loro segreti più nascosti. Nella realtà è confinato però come in un sogno, al di fuori della propria vita e lontano dai propri figli. Un potente industriale gli fa un’offerta: in cambio di una ritrovata libertà dovrà assolvere l’arduo e apparentemente impossibile compito di “innestare” anziché rubare un’idea nella mente di un uomo.
Leonardo DiCaprio interpreta Cobb, questo oscuro e ruvido personaggio, riuscendo a dimostrare nell’inflessibilità anche un animo fragile e tormentato.
La stranezza dell’ultimo film di Nolan sta nel mondo che attornia i personaggi, un mondo dove è possibile costruire i sogni, o almeno deviarli.
“L’idea, - dice Cobb - è come un virus”. Quello che lui ruba e mercanteggia è appunto questo, l’idea di qualcosa, il concetto che è chiuso dentro la nostra mente.
Insieme a lui vediamo agire l’architetto Ariadne (Ellen Page, famosa per Juno) che crea la scenografia del sogno (anche il suo nome è tutto un programma, quella del filo di Arianna e del labirinto del Minotauro, non a caso disegna ad un certo punto proprio un labirinto). Ad aiutarli il socio Arthur che è interpretato da una delle stelle emergenti del cinema americano, Joseph-Gordon Levitt. E spiccano, se già non bastasse, i premi Oscar Marion Cotillard e Michael Caine, il candidato all'Oscar Ken Watanabe.
Le immagini nella gradazione di luce sono spesso oscure, oniriche, dominate da contrasti e chiaroscuri, con sprazzi di punte di luce. A volte seguono il tempo del sogno, a volte, quando questo inizia a sgretolarsi, traballano e rallentano finendo in un esplosione a catena.
Vediamo Parigi accartocciarsi sotto la mente dell’architetto e scricchiolare come le ruote di un vagone sulle montagne russe. Nel sogno che condividono i personaggi tutto è possibile, l’unica variabile sconosciuta è il subconscio di chi sta creando il sogno stesso.
E il subconscio del corrucciato Cobb è pieno di scheletri, di prigioni di ricordi dove sono rinchiusi rimorsi e desideri. Un subconscio che non puo’ controllare ed è pericoloso per tutti coloro che si sono imbarcati con lui in questa missione impossibile.
Se nella realtà un suono puo’ risvegliare, nel mondo onirico si trasforma. I rumori si ripercuotono nel sogno di profondità in profondità, come in una successione di scatole cinesi, sempre più grandi, sempre più reali. L’unica salvezza per non restare intrappolati è ricercarsi un “Totem”, un oggetto di cui ogni singolo è l’unico a sapere forma e peso, la sola fuga verso la realtà, verso un nuovo risveglio.
Inception è un’opera immaginifica e surrealista, che oscilla tra il thriller psicologico e la fantascienza, che adopera attori potenti ed espressivi, stelle già splendenti o soltanto in ascesa. Un film da sogno. Nicole Braida
VOTO: 9