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RECENSIONE FILM LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA GIRL WITH A PEARL EARRING

LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLAANNO: Gran Bretagna 2003

GENERE: Drammatico

REGIA: Peter Webber

CAST: Scarlett Johansson, Colin Firth, Tom Wilkinson, Cillian Murphy, Judy Parfitt, Essie Davis, Joanna Scanlan, Alakina Mann, Chris McHallem, Gabrielle Reidy, Anna Popplewell, Geoff Bell, Christelle Bulckaen, Charlotte Carpenter, Lola Carpenter, Olivia Chauveau, Virginie Colin, Sarah Drews, Dustin James, Claire Johnston, Chris Kelly, Marc Maes, Melanie Meyfroid.

DURATA: 95 '

TRAMA: Tratto dall'omonimo romanzo bestseller di Tracy Chevalier. XVII Secolo: la giovane Griet (Scarlett Johansson) entra a servizio in casa del pittore Johannes Vermeer (Colin Firth), tra i due nasce un rapporto intenso quanto inespresso e la ragazza finisce per posare per uno tra i quadri più celebri del maestro, Ragazza con turbante (La Ragazza con l'orecchino di perla), un quadro fiammingo che ci conduce la dove si incontrano l'intelletto ed i sensi...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Uno di quei libri comprati frettolosamente in stazione per riempire lunghe ore di treno e, poi, la sorpresa di leggere pagine affascinanti, non profondissime, ma capaci di ricreare un momento storico preciso e di inventare con maestria la genesi di un capolavoro del '600 fiammingo quale Ragazza con turbante di Johannes Vermeer, quasi un dolce ritratto di Gioconda del Nord. L'autrice, Tracy Chevalier, immagina che a ispirare il quadro sia la giovane servetta Griet, che lavora in casa Vermeer. Tra lei e l'artista nasce un amore casto e non consumato. Da quel libro, che era già rielaborazione in altro linguaggio di un'opera preesistente, ora esce un film: dalla letteratura al cinema. Ma si potrebbe anche proseguire dicendo dal cinema di nuovo al linguaggio pittorico, perché il film di Peter Webber è soprattutto un insieme di bei quadri ispirati all'opera del maestro olandese e alla città di Delft, ieri come oggi estremamente suggestiva. In tale rassegna di immagini predominano gli interni, ma anche alcuni esterni corposi ed efficaci ci fanno quasi sentire il tanfo del mercato, toccare l'unto delle cucine e la fatica del bucato d'una volta. Negli interni invece ecco la vita di una famiglia fiamminga del '600, i costumi semplici e austeri, i mobili massicci ed ingombranti, il mistero della creazione dei colori nello studio-soffitta del pittore. Su questi piani la trasposizione cinematografica si rivela efficace grazie anche alla fotografia di Eduardo Serra, che riesce a darci, con le tenere luminosità di alcune scene e gli studiati chiaroscuri, una visione fin troppo "artistica" dell'ambiente. Manchevole invece il ritratto dei personaggi, tra i quali eccelle senz'altro quello di Griet, interpretata da una sensuale ed ingenua Scarlett Johansson (vista di recente in "Lost in Traslation"). Risultano invece scoloriti il maestro Vermeer, che il libro dipingeva bene nella sua ambiguità di uomo e di borghese che opprime e tiene a bada la moglie mettendola sempre incinta, ma è a sua volta oppresso dalla necessità di guadagno per provvedere alla numerosa prole. Colin Firth nel ruolo del pittore risulta scarsamente mobile e intenso. Così anche la moglie e la suocera, bel personaggio nel libro, rimangono appena abbozzate, più figuranti del teatrino ben costruito che esseri veramente autentici. Anche la storia, di per sé debolina, perde spessore nel film, perché il suo fascino letterario era affidato al sottile erotismo che attraversa gesti e pulsioni inespresse dei due protagonisti. Quella che mi pare resa bene è invece la disparità di condizioni tra servi e padroni, affidata a pochi tocchi convincenti ed episodi indicativi di un modo di essere della società. Ma non abbiamo ancora detto in tutto ciò cosa c'entra l'orecchino di perla, che esiste davvero nel ritratto cui si accennava all'inizio. Il fatto è che ad esso, sia nel libro che nel film, pur con qualche differenza, è assegnato un valore simbolico; infatti la scena in cui Vermeer convince Griet a forarsi l'orecchio e a mettere ai lobi le perle di sua moglie, è simile a un incontro amoroso. Quell'orecchino infilato dall'uomo all'orecchio della fanciulla equivale al mettere al dito un anello per una tacita confessione o promessa. Tant'è che alla fine del libro e del film ritorna il suo valore simbolico. Infatti, quando ormai Griet ha abbandonato la casa da diversi anni, sposando il suo giovane fidanzato macellaio, le perle le verranno recapitate come eredità da parte del Maestro. E una delle immagini più raffinate del film è quella del volto intenso di Griet, nel quale la luce del bianco dell'occhio corrisponde perfettamente a quella della perla all'orecchio. Olga di Comite
VOTO:

 

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