CRITICA a cura di Olga di Comite: Dopo due Manuali, Giovanni Veronesi realizza la tripletta e arricchisce il cast precedente di presenze straordinarie: tra tutte, quella di Robert De Niro. La struttura del racconto, a episodi, intitolati Giovinezza, Maturità e Oltre, ha come tramite un Cupido aggiornato e rivisto nelle vesti di un taxista che scocca le sue frecce moderne. A lui il compito di innescare con un sorrisetto ammiccante l’inizio delle relazione unica chiamata dagli umani Amore e mito fondante anche di tanta parte delle letterature.
Motivo centrale delle tre storie dunque l’amore, che prende forme, durata e sfumature diverse in relazione all’età di chi lo vive. Una cosa è certa, che i sentimenti possono sorprendere e travolgere in ogni momento della esistenza, senza limiti temporali. Trattandosi di diversi periodi della vita, lo spettatore più diverso può cogliere qualcosa di suo in questa narrazione condotta con garbo dal regista e dagli attori, salvo qualche accento mimico di troppo in Carlo Verdone. Però al mostro sacro della commedia italiana qualche mossetta in più, qualche faccetta ripetuta si può perdonare, anche perché se ne riceve in cambio una moneta fuori corso: il benessere della risata.
Delle tre storie, la prima vede protagonista una coppia di trentenni vicini alle nozze ma esitanti il giusto, Roberto e Sara (Riccardo Scamarcio, Valeria Solarino). Lui, avvocato ambizioso ma ancora immaturo, si reca in un paesino toscano per lavoro, ma viene conquistato e cambiato dentro dall’infatuazione per una bella ragazza del luogo, Micol (Laura Chiatti in gran forma). Dopo una notte, conclusa con una zingarata tipo Amici miei insieme al gruppo di vitelloni locali, Roberto ritornerà più consapevole alla sua vita e alla relazione con Sara. E qui debbo sottolineare la scoperta di un Riccardo Scamarcio che va acquisendo col tempo disinvoltura e spessore, creando con la Solarino e la Chiatti un bel trio di giovani.
Nel secondo episodio, tra il farsesco e il patetico, Carlo Verdone nelle vesti di un untuoso presentatore tv, con parrucchino e vita griffata, si trova ad essere sedotto da una flessuosa bruna (Donatella Finocchiaro), la quale, bipolare e infelice, seduce, per poi ricattarli, vari amanti. Il nostro ipocrita e conformista casca a pieno nel suo tranello. Come ho già detto, spesso la performance comica di Verdone è trascinante mentre la sua compagna mostra la grinta di un’attrice preparata, prestata alla commedia.
E infine i due attesissimi interpreti, terza coppia della situazione. La nostra bellezza nazionale, troppo rotonda nel fisico ma splendida per intensità languorosa del viso (Monica Bellucci) e la superstar americana, o meglio italo - irlandese Bob De Niro. Nell’episodio che lo vede impersonare un anziano e pacificato professore di archeologia residente a Roma, Adrian, vittima della terza freccia di Cupido, vedrà rinascere in se stesso la capacità di amare. Di qui una svolta inedita nella vita tranquilla, quasi da nonno, condotta fino ad allora. L’attore, che parla in italiano e pensa in americano, mi pare abbia dato in questo film una interpretazione sobria e sensibile, che ne fa da vecchio una persona elegante e molto dolce.
La colonna sonora trova nel film le giuste risonanze. La regia è attenta, la fotografia pulita e smaltata nei colori (vedi scene sul mare) e le due ore scorrono lievi con qualche punta di divertimento. Olga di Comite
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