ANNO:
Italia 2004
GENERE: Drammatico
REGIA: Michele Placido
CAST:
Stefano Accorsi, Violante Placido, Barbora Bobulova, Stefano Dionisi, Giuditta Saltarini, Massimo De Francovich, Donato Placido, Giuseppe De Marco.
DURATA:
85 '
TRAMA: Una giovane coppia sta consumando le ultime energie di un amore che dura da anni. Hanno una bambina, una bella casa. Lui, Matteo (Stefano Accorsi), lavora sulle ambulanze, lei, Emma (Barbora Bobulova), è un chirurgo. Entrambi esercitano nello stesso ospedale... La tensione per Matteo è alta ed Elena (Violante Placido), una giovane volontaria che fa esperienza di pronto soccorso, sembra una promessa di tregua, in una Roma notturna continuamente a rischio. Emma dal canto suo, dopo un'operazione drammatica, cede malvolentieri, tra disgusto e piacere, a Leonardo (Stefano Dionisi), primario cinico e affascinante. Quando la notte sta per finire Leonardo lascia l'ospedale in auto per tornare a casa, Matteo attraversa Roma in ambulanza per raggiungere l'ospedale: i due veicoli all'improvviso si scontrano, l'ambulanza vola nel Tevere... Matteo ed Elena riemergono lontano dal luogo dell'incidente, disorientati. La violenza dell'esperienza li ha ulteriormente legati. Il giovane medico naturalmente sa di dover tornare a casa, dalla moglie e dalla figlia, ma non sa lasciare Elena nemmeno per un minuto. Tuttavia Matteo dovrà andare fino in fondo alla sua passione per Elena, se vorrà capire quanto ha amato ed ama sua moglie e portare finalmente a compimento il suo destino...
CRITICA a
cura di Pierre
Hombrebueno:
UN VIAGGIO CHIAMATO AMORE – PARTE SECONDA - A volte mi chiedo che cosa passi in testa agli "illustri colleghi" critici italiani. Presentato in anteprima al Festival di Venezia, Ovunque sei è stato accolto in proiezione stampa da risate e fischi a non finire, con tanto di lunghissimo << BUUU >> finale. Innanzitutto cessa quel rispetto per gli spettatori che vogliono godersi il film in santa pace, senza risate che disturbino la visione soprattutto nei momenti clou, che la critica italiana sia quindi un popolo di barbari, abituati a fare confusione da pub rovinando il sacrosanto silenzio generale che dovrebbe caratterizzare il movie time? Sicuramente molto più educata la stampa estera, che non solo ha evitato i fischi e le urla, ma addirittura ha difeso il nostro film, nostro in senso nazionale. Ma non voglio dilungarmi oltre la discussione riguardo la critica italiana che cade a pezzi, ora parliamo del film, del perché non è da buttare nella spazzatura. Continua il viaggio di Michele Placido nel mondo dell'amore, questa volta addirittura andando oltre i confini dello spiegabile e del razionale per addentrarsi nel metafisico, nella vita ultraterrena. Protagonista è ancora una volta Stefano Accorsi, medico del primo soccorso che consuma le sue notti infinite dentro le ambulanze. Col volto dipinto di tristezza, l'attore rievoca il Nicolas Cage di "Al di là della vita" con il senso di claustrofobia interiore, la sensazione di avere una bomba dentro lo stomaco che non accetta di esplodere. Toni cupi datati dalla fotografia grigiastra e dai tempi dilatati del montaggio caratterizzano la prima parte dell'opera, l'ambiente circostante è il riflesso spirituale dei due protagonisti, una coppia che si trascina dietro un rapporto ormai stanco, al limite dell'esaurimento. Molti sono i temi affrontati dal regista, a cominciare dal riscatto, quella possibilità di cambiare vita per iniziarne una nuova, di lasciare alle spalle il proprio passato per incominciare a vivere nuovamente, così la seconda parte della pellicola brilla di colori caldi, quasi come una rinascita, una seconda vita. A caratterizzare queste scene sono soprattutto le citazioni pirandelliane, una vena poetica tanto apprezzata dalla stampa estera presente a Venezia. Placido ritiene forse la poesia come l'arte più vitale, così lo usa per sottolineare il ritorno alla giovinezza del protagonista, la sua iniziazione alla rinascita, il nuovo amore del presente che inconsapevolmente si traduce in quello del passato, perché ciò che il regista vuole dirci è proprio questo: l'amore è eterno, il passato si tramuta in presente, e il presente in futuro. Non si nega la presenza di certi dialoghi costruiti male, banalmente, ma il messaggio filmico, i rispecchi metaforici e la cura della rappresentazione, nell'attuale panorama del cinema italiano, mi fanno dare il benvenuto a Ovunque sei. Pierre
Hombrebueno
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