CRITICA a cura di Olga di Comite: L’unico elemento che giustifichi, secondo me, l’esistenza di questo film, si trova nel contrasto bruciante tra una natura straripante, colorata, arcaica dei luoghi (le Hawaii) e una vicenda luttuosa con relativi interrogativi, che irrompe improvvisa nella vita del protagonista e di quel che rimane della famiglia, cioè due figlie.
Accanto a tale caratteristica positiva, pur con rischi da depliant turistico, si potrebbe ancora citare la capacità che nella prima parte il regista mostra nel tratteggiare alcuni comportamenti psicologici contraddittori, come il distacco o la profonda malinconia presenti in ciascuno in seguito a un lutto.
Detto questo, il resto dell’opera non vale affatto il peana che la critica ufficiale statunitense le ha riservato insieme a premi e candidature multiple all’Oscar. Ancora più forte la delusione della sottoscritta, perché conoscevo l’autore per l’intelligente leggerezza venata d’amaro, di A proposito di Schmidt e per l’altrettanto godibile Sideways. Qui invece, nonostante i lampi di ottima partecipazione di George Clooney, volutamente dimesso e un po’ opaco, il resto del cast mi è sembrato perlopiù stereotipato nella recitazione o francamente urtante come personaggi.
Quest’ultimo tratto risulta evidente se si osserva come, da freddi e odiosi, essi passino alla fine a un carattere angelico che investe tutti. Insomma la morte di un congiunto intesa come luce edificante che assorbe e irradia ognuno, tra le dovute lacrime e patetismi delle scene finali. Si noti che fino ad allora la disgraziata madre in coma irreversibile è trattata più o meno come l’arredo di una cameretta su cui ci si sofferma sbadatamente.
Debole poi la sceneggiatura, la quale spesso sembra tratta da un manuale dei luoghi comuni; va bene l’antieroe, l’uomo senza qualità, ma in fin dei conti siamo di fronte a un avvocato con studio avviato. La sua attività lo assorbe a tal punto da essere stato marito freddo e certo distratto, nonché padre da weekend non molto a suo agio con le creature. Per non parlare della reazione quando, su rivelazione della figlia maggiore, scopre che la moglie, a cui si staccherà presto la spina, intratteneva nientemeno che una relazione. Comportamento molto originale e raro di fronte a un marito inadempiente!
Ma il nostro, divenuto ora il bistrattato, non pago della notizia va alla ricerca dell’autore dell’onta con le due figlie più boyfriend al seguito. Si penserebbe che una volta trovato l’ometto, i due durante l’incontro, resi più maturi dalla disgrazia, si scambino commosse riflessioni. Invece no: l’amante si limita a boccheggiare come un grosso pesce, il tradito arriva alla fine con profondo travaglio a porre la domanda clou: “L’avete fatto nel letto matrimoniale?”.
Questo stesso uomo, in conclusione, rinuncerà ad un affare che gli frutterebbe un mare di soldi e con lui tutti gli altri eredi, illuminati dalla catarsi luttuosa. E non basta. La moglie dell’amante si precipita in ospedale con lacrime e fiori per la rivale morente.
Io stendo un silenzio pietoso e grido evviva alla rassicurante banalità che ci libera da riflessioni più difficili in tempi già difficilissimi. Olga di Comite
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