ANNO:
U.S.A. 1983
GENERE:
Horror / Avventura
REGIA: Jack
Clayton
CAST:
Jason Robards, Jonathan
Pryce, Diane Ladd, Royal
Dano, Vidal Peterson,
Shawan Carson, Mary Grace Canfield, Richard Davalos,
Jake Dengel, Jack Dodson, Ellen
Geer, Pam Grier.
DURATA:
95 '
TRAMA:
Prima metà del Novecento: A Greentown,
piccolo paese del Midwest, durante
una ventosa notte d'Ottobre pianta le tende la misteriosa Fiera
delle Meraviglie di Mr.
Dark (Jonathan Pryce).
In essa i sogni proibiti degli abitanti della cittadina
potranno diventare
realtà, ma a quale prezzo? Due ragazzini,
Will Halloway (Vidal Peterson)
e Jim
Nightshade (Shawn
Carson), inseparabili amici per la pelle
che coltivano aspirazioni e desideri, prima fra tutte
la voglia
di crescere, e Charles Halloway (Jason
Robards),
padre di Will stanco della vita,
tenteranno di porre fine alle insidiose lusinghe
di Mr.
Dark...
CRITICA a
cura di Francesco
Bristot:
Chi ha affermato, in seguito all'uscita
de "La Maledizione della Prima Luna",
che la Disney per la
prima volta ha accennato a spruzzate
di horror in una sua produzione
con attori in carne ed ossa, ha evidentemente
la memoria corta. Venti anni esatti prima
del film con Johnny Depp uscì questa
pellicola, nella quale si vedevano arti
spezzati, un bambino decapitato, un uomo
arrostito sulla sedia elettrica e un
altro invecchiato fino a diventare un
mucchietto d'ossa...insomma tutti gli
ingredienti di un perfetto horror, esibiti
senza calcare la mano e quindi comunque
accettabili da un pubblico minorenne.
L'artefice di tutto ciò è Ray
Bradbury, autore della sceneggiatura
tratta dal suo omonimo romanzo (in Italia
distribuito come Il popolo dell’Autunno). È necessaria
una breve parentesi per capire l'importanza
fondamentale di questo romanzo nel panorama
della letteratura fantastica (per l'infanzia
e non) del '900: chiunque in seguito,
da Stephen King, che
lo dichiara apertamente, a Tim
Burton fino alla Rowling,
autrice di Harry Potter (ed
infatti il terzo film del maghetto è pubblicizzato
con la frase e la canzone Something
Wicked This Way Comes), si sia
trovato ad illustrare l'ambiguo rapporto
tra la purezza dell'infanzia
e le tentazioni del male non può non
aver fatto riferimento a quest'opera
nella quale i simbolismi sono evidenti
e universali, superano le barriere dettate
dall'età e diventano una riflessione
sulla fugacità della vita giocata
su una medaglia a due facce: una dedicata
all'infanzia, dove i ragazzi coglieranno
per esempio l'opposizione tra il nome
solare del paese, Greentown,
e quello invece inequivocabile di Mr.
Dark, e
una dedicata all'età adulta e
ai suoi sogni proibiti di gloria, bellezza,
ricchezza e lussuria (in questo senso
la spirale fallica del barbiere libertino è un
simbolo che non fallisce). E non sono
che alcuni esempi. Nonostante la magia
della prosa evocativa di Bradbury (autore
tra l'altro di "Cronache marziane" e "Fahrenheit
451") vada persa nella trasposizione
cinematografica, la sua presenza in sede
di sceneggiatura assicura comunque una
buona fedeltà al testo, un'accurata
fotografia in grado di ricreare le stesse
atmosfere singolari e una regia attenta
a cogliere le mille sfumature che la
storia offre. Azzeccata la scelta del
cast, che oltre ai due ragazzi presenta
un Jason Robards ("C’era
una volta il West", "Magnolia")
tanto perfetto nel suo rimpianto di una
vita già sfumata da sembrare uscito
direttamente dalle pagine del libro,
e un Jonathan Price ("007
Il domani non muore mai", "La
Maledizione della Prima Luna") impeccabile
nel sottile ruolo di Mr. Dark.
Da segnalare anche la presenza di Pam
Grier, ex regina
della blaxspoitation celebrata da Tarantino nel
suo "Jackie Brown". Arricchisce
il tutto l'orecchiabile colonna sonora
di James Horner, futuro Premio
Oscar con "Titanic".
In conclusione un buon film, con l'unica
pecca di avere
effetti speciali risibili agli occhi
smaliziati degli spettatori attuali,
che avrebbe avuto tutte le carte in regola
per diventare un classico Disney. Invece
se ne persero le tracce. Perché?
Forse aveva anticipato troppo i tempi?
Forse erano necessari ancora venti anni
per assistere a qualche scena un po'
più forte ed accorgersi che la
reazione del pubblico non era di sdegno
ma di partecipato assenso? Ai posteri
l'ardua sentenza. Francesco
Bristot
VOTO: |