CINEMOVIE.INFO - il Cineportale del Cinema moderno

Recensioni Recensioni
Box Office
Box Office
Notiziario Notiziario
Trailers Trailers
Celebritą
Celebrità
Frasi Celebri Frasi Celebri
Cine Specials
Cine Specials
CINEMOVIE.INFO


 
 
 
 

SPIKE LEE

SPIKE LEESPIKE LEE: TRA REALISMO E ANTIREALISMO a cura di Ambra Zeffiro

Le motivazioni che mi hanno spinto a lavorare su questo regista sono diverse e coesistenti.
Ciò che mi ha colpito è stata innanzitutto la chiarezza politica e sociale, la raffinata poetica e l' impegno impiegato nel raggiungere una parità razziale che nello stato in cui vive, negli Usa, rimane ancora troppo scritta su carta e poco riscontrabile nella realtà di tutti i giorni.
Un' altra caratteristica del suo modo di fare cinema è l'investire molto sul contributo musicale, che alimenta la sfrenata ricerca del vero e della denuncia sociale.
Tutto ciò, ho notato, è in contrasto con uno stile registico assolutamente surreale e onirico, sia dal punto di vista dei movimenti di macchina, che della fotografia e del montaggio.

Le fonti del cinema di Spike Lee partono, prima di tutto, dalla sua esperienza personale.
Il rapporto tra il padre e la madre, con ogni probabilità, è stato compromesso dall' impossibilità dell' uomo di realizzarsi come musicista. Ciò ha fatto si che il regista creasse figure maschili spesso negative, e a descrivere rapporti coniugali in conflitto; come in "Jungle Fever", in cui Flipper cade nella tentazione della donna bianca. Le relazioni coniugali appaiono sempre inquinate dal tradimento, come in" Mo Better Blues"in cui l' affascinante trombettista può permettersi di dare poca importanza alle relazioni sentimentali, fino a quando non si accorge che la musica da sola non può dargli la felicità.
Un altro tema fondamentale è sicuramente la lotta razziale. Esemplare è in questo senso " Fà la cosa giusta",
segno lampante di una ferita ancora aperta, di una necessità di parlarne a tutto il mondo.
E ancora, altra fonte d' ispirazione sono gli spettacoli musicali di Broadway, che hanno influenzato la prima parte di " Malcom X ". La fotografia calda, le serate a ballare filmate con con abile strategia tecnica e con rilevanti movimenti di macchina, ci fanno pensare alle grandi realizzazioni del cinema classico.

SPIKE LEECONTENUTI REALISTICI E MESSAGGI FORTI
L' analisi delle location non può prescindere dalla presa in esame dei luoghi in cui Spike Lee è cresciuto; New York è infatti, la città preferita dal regista. Egli a differenza di altri autori, come Woody Allen e Scorsese, sembra voler raccontare qualcosa di diverso su questa metropoli e lo fa scegliendo di rappresentare la vita di quartiere. Torno ancora a citare lo splendido "Fà la cosa giusta", dove fa sì che personaggi di etnia, cultura e livello sociale differenti, entrino in contatto tra loro, osservando poi come questo contatto diventi 'scontro' causato da troppa rigidità e intolleranza. Altro esempio di questo sguardo che definirei di taglio antropologico, lo troviamo in " Clockers" dove i luoghi popolari e le botteghe diventano puro punto d' incontro.

Nel cinema di Spike Lee un tassello fondamentale è la musica, usata sia in modo drammatico che accidentale.
L' utilizzo drammatico, cioè come accompagnamento, è di notevole prestigio in film come " Mo' Better Blues" in cui le note seguono il filo della narrazione, diventando 'dolci' nei momenti di intimitità e violente nei momenti di maggiore agitazione. L' utilizzo accidentale è rappresentato dal personaggio di Radio Raheem in " Fa la cosa giusta", che fa ascoltare allo spettatore la musica del film attraverso la sua fedele radio. E' in questo film che il regista utilizza la musica per lanciare dei chiari messaggi sociali: sarà proprio lei infatti, a far scaturire la discussione\rissa all' interno della pizzeria. Pur attingendo da generi come il jazz, il soul e il blues, la musica che il regista preferisce è sicuramente il rap, che in film come " Clockers" diventa un vero e proprio stile di vita e che rappresenta la violenza di certe realtà sociali. Il rap metropolitano verrà definitivamente abbondanato in " Mo' Better Blues " e ancor di più in " La 25ma ora". Le sonorità andranno questa volta, verso la cultura orientale e irlandese, incidendo sullo sfondo intimista che il film getta sulla vita del protagonista.

SPIKE LEE

Il linguaggio verbale è frutto di una ricerca attenta e di uno studio dettagliato dell’ ambiente nel quale quale i personaggi vengono inseriti. Nel caso specifico possiamo addirittura parlare di codici verbali e slang. La tessitura verbale delle conversazioni, infatti, risente dell’ influenza della musica rap, genere molto ascoltato in queste realtà e in cui il frasario e la gestualità sono un codice a cui la comunità nera affida messaggi d’ intimità e solidarietà. I dialoghi dei film di Lee sono piuttosto brevi e si ricordano per il ritmo veloce e per le comunicazioni violente che spesso contengono. Questi discorsi coloriti sono lo specchio della ricerca continua del regista di realismo e della volontà di coinvolgere lo spettatore. In film come “ Get on bus” i dialoghi sono centrali: a loro, infatti, affida il compito di informarci sulla storia dei neri; in “ Summer of Sam “ la brutalità delle espressioni diventa sinonimo di sofferenza e di mancanza d’ identità personale giovanile. I concetti che l’ autore vuole esprimere, ci vengono comunicati anche attraverso le scritte che compaiono nel corso dei film: Insegne, magliette e gli anelli di Radio Raheem servono a far passare messaggi forti. Un’ altro mezzo di cui si serve per arrivare al pubblico sono i titoli di testa; attraverso questi, il regista, ci mette al corrente del contenuto del film e lo fa sempre in modo originale. Il pubblico, grazie all’ uso originale e diretto del linguaggio, diventa più attento ai contenuti, soprattutto quel pubblico al quale Lee punta maggiormente: quello di colore.

SPIKE LEELE TECNICHE CINEMATOGRAFICHE: LA SCELTA ANTIREALISTA
La fotografia dei film di Spike Lee rispecchia la tendenza ad esprimersi attraverso la fusione di elementi contrastanti, sia tematici che formali, colorandosi di tonalità forti e sfumature delicate.
Sicuramente l’ utilizzo dei colori caldi, che vanno dal rosso all’ arancio, restituiscono l’ atmosfera degli ambienti afroamericani: è il caso di “ Fa la cosa giusta”, “ Crocklin”, e di “ Malcom X “.Nella pellicola “ Mo’ Better Blues “ , l’ utilizzo della fotografia è diverso: si arricchisce, infatti, di colorazioni messe a contrasto per rappresentare le sensazioni più disparate attraverso le quali il protagonista si trova a passare. Lee, si servirà dei colori anche per comunicare lo scorrimento del tempo; come ad esempio avviene in “ Jungle Fever “ quando i due protagonisti si trovano in ufficio per ultimare il lavoro. Il regista sfrutterà le variazioni cromatiche per indicarci che non è la stessa sera, senza interrompere, però, la continuità discorsiva. L’ utilizzo dei colori sovraesposti indica la volontà di trasmettere, anche attraverso il linguaggio della fotografia, il dualismo bianco e nero e la consapevolezza della diversità nella quale siamo immersi tutti. Il risultato è una fotografia straniante, intenzionata a far passare allo spettatore le sensazioni che i protagonisti si trovano a vivere.

La condizione psicologica che accompagna e motiva gli sconvolgimenti tecnici nelle scene di decontestualizzazione è quella del disagio personale e sociale. In questi momenti i personaggi appaiono distanziati dal fondale, dall’ ambiente circostante e anche dagli altri personaggi.
Una tecnica importante per far scattare questo processo e l’ utilizzo dell’ interpellazione. Egli, infatti, sfrutta il personaggio per parlare direttamente con noi, per farci arriva il pensiero, lo sguardo, che è poi quello dell’ autore.In “ Crooklin “ ad esempio assistiamo ad un vero e proprio sconvolgimento tecnico: a parlare in macchina sono la madre e la bambina e quando la piccola va a stare dalla zia la visione ottica muta e tutto diventa distorto come in un incubo. Un fastidio che ci porta a desiderare la stessa cosa della bambina: tornare a casa.L’ altro elemento ‘ onirico ‘ utilizzato spesso dal regista è la carrellata mista allo zoom che fa sembrare che il personaggio voli. Usa questa tecnica quando il protagonista è rapito dai pensieri e dalle sensazioni; così, ciò che gli stà intorno non ha più importanza e si distacca dalla realtà ( distaccando, ovviamente, anche noi ). In “ La 25ma ora” , per esempio, le carrelate sono usate strumentalmente per rappresentare l’ alterazione dovute a droghe, all’ alcool o al rimorso. Il cinema di Spike Lee è tutto in quelle inquadrature: nella sfasatura tra i personaggi e le loro quinte, ciò che accade alle loro spalle non mantiene mai le proporzioni che le regole convenzionali imporrebbero.

SPIKE LEELa caratteristica peculiare del montaggio dei film di Spike Lee, consiste nella essenzialmente nella ricerca di una soluzione di discontinuità che possa creare un forte impatto visivo. Le forme utilizzate sono principalmente: I flashback, i falsi raccordi, il montaggio frammentato. Questo tipo di montaggio è spesso accompagnato da uno stile quasi documentaristico, se non amatoriale, che il regista sperimenta in film come “ Bamboozled” , opera dal carattere fortemente sperimentale ed estremo.

Il montaggio delle pellicole risulta anche ricco di lunghi e morbidi piani sequenza, come ad esempio quello di “ Summer of Sam “ che ci porta direttamente all’ interno della discoteca. Lo spettatore entra nel locale insieme ai protagonisti; il movimento si carica di lentezza e consente una visione completa dell’ ambiente. Un’ altra caratteristica del suo montaggio è quella di rappresentare una storia ‘ inquadrata ‘ da diversi punti di vista; le angolazioni variano e ci danna una visuale aerea del contesto. La poetica del regista appare quindi piena di contraddizioni e contrasti: il montaggio frenetico si alterna alle soluzioni tenue e meditative del piano sequenza.

CONCLUSIONI
Attraverso la visione delle pellicole di questo regista, si capisce che il suo scopo è quello di farci entrare nei sobborghi della grande mela. L’ intento è di far conoscere le dinamiche di vita e di morte che la circondano, mostrare le difficoltà che un nero ha di inserirsi a pieno titolo , ad esempio, in un contesto professionale.
Il regista, tuttavia, evidenzia spesso nei suoi lavori una chiusura reciproca, che ostacola la comunicazione sin dai livelli più semplici. Inoltre ci mette di fronte ad un impoverimento verbale che è metafora di impoverimento esistenziale della comunità. La poetica di Spike Lee si distingue per l’ originalità delle tecniche, dalla fotografia ai movimenti di macchina e infine al montaggio. Questa scelta è strategica: usare il cinema per arrivare a comunicare con un pubblico ancora tutto da sensibilizzare. Egli sa bene che per portare a destinazione un messaggio i mezzi contano molto e li sceglie in funzione della semplicità che il fruitore richiede. Lo fa soprattutto adoperando un lessico ordinario e poco ortodosso, avvicinandosi perfino al linguaggio televisivo.
Ambra Zeffiro

FILMOGRAFIA

GALLERIA FOTOGRAFICA

 

Disclaimer | © 2001-2007 CINEMOVIE.INFO | Web Design: © 2007 MARCLAUDE