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RECENSIONE FILM THE QUEEN LA REGINA

THE QUEENANNO: Gran Bretagna 2006

GENERE: Drammatico

REGIA: Stephen Frears

CAST: Helen Mirren, James Cromwell, Michael Sheen, Alex Jennings, Sylvia Syms, Helen McCrory, Paul Barrett, Gavin park, Tim McMullan, Roger Allam, Christopher Fosh, Stephen Samson, Elliot levey, Forbes Kb.

DURATA: 100 '

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TRAMA: Domenica 31 agosto 1997. Le televisioni di tutto il mondo annunciano la morte di Lady Diana, principessa del Galles e moglie divorziata dell'erede al trono Carlo d'Inghilterra (Alex Jennings). Mentre il popolo inglese apprende con sgomento la notizia, la regina Elisabetta II (Helen Mirren) resta nel castello di Balmoral, insieme a tutta la famiglia reale, isolata dal resto del mondo. Eliminati tutti gli apparecchi radio e i televisori per proteggere i figli di Diana, la regina, "imbalsamata" nella tradizione e nel rispetto del protocollo è incapace di comprendere la reazione del suo popolo. Il neo-eletto primo ministro, Tony Blair (Michael Sheen), invece capisce che la notizia ha creato un'onda di incredulità e spaesamento nella gente, che ora ha bisogno, soprattutto, di essere rassicurata. I leader di una nazione devono essere più che mai vicini al loro popolo, ma come ricucire la frattura e riavvicinare agli inglesi la loro regina? Il vecchio mondo del potere ereditario viene tenacemente indirizzato da quello moderno eletto democraticamente. E il vantaggio sarà reciproco...

CRITICA a cura di Olga di Comite: Con cadenze periodiche di quattro o cinque anni, il regista Stephen Frears aggiunge qualche perlina (non di vetro!) alla sua collana di film. Si affermò a livello internazionale con "My beatiful Laundrette" (1985), che affrontava in tempi non sospetti il tema di una relazione omo tra un pakistano e un giovane londinese. Girò poi, sempre sottoponendo alla sua critica ironica stereotipi di tipo sessuale, "L'importanza di essere Joe" (1877) e "Sammy e Rosie vanno a letto" (1987). Tale tendenza ad alternare serio e leggero caratterizzava anche "The Snapper" (1993) e "Due sulla strada" (1996), tratti da scritti di Roddy Doyle, entrambi di ambiente irlandese, divertenti e sanguigni. In mezzo (1989), l'elegantissimo "Le Relazioni pericolose", con John Malkovic e Glenn Close nel ruolo della perversa marchesa De Merteuil. Se aggiungiamo alla lista altre produzioni minori, ci troviamo di fronte a un insieme di tutto rispetto, vario nell'ispirazione, ma unitario per una sapiente capacità di sottolineature psicologiche e di spunti satirici. Da questo punto di vista The Queen è una delle sue cose migliori, supportata comè dall'interpretazione puntuale di tutti gli attori e da quel tanto di understatmen che caratterizza lo stile anglosassone, si tratti della regina o dell'ultimo suddito. Fra tutti, per la naturalezza, lo studio accurato della mimica, della postura, dell'abbigliamento, svetta Elen Mirren e il riconoscimento veneziano è meritatissimo. Solo un bravo regista inglese poteva cogliere, mescolando toni drammatici e non, il senso profondo per la monarchia di quanto accadde nel paese alla morte di Lady Diana, causata da un incidente automobilistico in circostanze ancora non del tutto chiarite. Ma ciascuno di noi ricorda con quanto stupore vedemmo i flemmatici inglesi riversarsi per strada, inondare di fiori e biglietti la piazza antistante il palazzo reale, piangere dirottamente di fronte ai microfoni. Fu un vero e proprio rito liberatorio, a fronte del quale la regina e i suoi si trovarono in una situazione problematica e di disagio, rinserrati com'erano nel castello di Balmoral e tutti tesi a ostentare un certo distacco da quella signora Spencer che non li riguardava più. Da parte dei reali (Elisabetta in testa) non si capì nei primi giorni di quella lunga settimana intercorsa tra morte e funerali solenni, l'importanza di quanto avveniva. Quella donna discutibile ma vera, mondana ma dolce, filantropa non convenzionale e madre attenta,era entrata tanto nell'inconscio collettivo da smuovere un'ondata latente di spirito e sentimenti antimonarchici nel popolo. La cosa non sfuggì invece al primo ministro, il laburista Blair, anche lui abbastanza credibile nella versione che ne dà Michael Sheen. Cosè il film, oltre a presentare una versione originale del quotidiano di una casa regnante (Elisabetta in vestaglia da camera rosa, calda e pelosa è una chicca) indaga con intelligenza quello strano rapporto misto di formalismo, verità, orgoglio dinastico, strategia politica, inedita complicità tra il primo ministro e la sovrana. La vampata repubblicana della moglie di Blair e l'ottusità del principe consorte Filippo, risultano mediocri rispetto al raffinato e umanissimo botta e risposta tra Elisabetta e il suo premier. Nessuno dei due ne esce vincente, ma entrambi acquistano spessore politico e umanità. La gelida e formale correttezza della Elisabetta dei primi due giorni viene filtrata e trasformata in personalissimi dubbi e in un agire che trascende la sovrana per tutelare il valore di una istituzione che sta perdendo il contatto con il suo popolo. Nella sceneggiatura, con molta misura, questo conflitto drammatico è alternato alla satira, mai volgare, che spesso strappa il sorriso. Nè Stephen Frears vuole trasformarsi in uno scherano della monarchia e mantiene perciò in equilibrio il suo modo di pensare e una sana posizione critica verso il populismo mediatico. La scelta linguistica è poi quella di inframmezzare spezzoni di repertorio alla narrazione e di dare spazio e una bella fotografia di esterni. Se pensiamo che ciò si associa a una capacità di raccontare la storia recente con grande acume politico, si comprende perchè questo film così semplice in apparenza, faccia centro, aiutandoci a capire col tramite di un autore britannico qualcosa di molto ma molto inglese. Olga di Comite
VOTO:

 
 

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