CRITICA a cura di Gianni Merlin: “Young adult”, uno strisciante ossimoro che corre lungo tutto il film, uno scontrarsi continuo fra presente e passato, fra illusioni vanificate e realtà illusorie, fra vite vissute e speranze di cambiamento; in fondo, tutti i personaggi si assomigliano, accomunati della stesso background culturale e ambientale, tramortiti più che altro dalla mancanza di stimoli, con l’unica grande differenza nel modo di adattamento ad una miseria spirituale, figlia di una pochezza culturale americana, ma in esteso contemporanea, che vira sull’effimero (molto uso nel film di marche commerciali emblema del consumismo radicale).
Reitman si affida come in “Juno” alla penna di Diablo Cody, per tentare di scolpire attorno a questa storia dai connotati tristi un’architettura brillante, come è nelle corde della sceneggiatrice ex strip teaser; il risultato da questo punto di vista viene centrato, in quanto oltre ad energizzare le vicende, Cody aggiunge come in passato un effetto spiazzante, usando quel timbro post adolescenziale irriverente, che allontana lo spettatore dalle vicende e lo immerge in un trip di riferimenti (rock band, icone / brand americani, status symbol) da sempre materia sotto l’occhio critico di Diablo.
Reitman sostanzialmente non fa altro che assecondare la vena narrativa della sua sceneggiatrice, adottando per fare suo un atteggiamento da ripresa low profile, si vede anche da low budget, dando meno potere alle immagini, diversamente da quanto fatto nel superiore “Tra le nuvole”, limitando il suo raggio d’azione sulla pazza routine di Mavis - Theron, nei suoi deliri pre e post sbronze, nel suo vuoto girovagare fra nerds di provincia e ex fidanzati sfigati.
La Theron è assolutamente centrale per l’opera, il film è evidentemente costruito su di lei, in quanto il regista di “Thank you for smoking” ritiene che la bellezza sudafricana impersoni al meglio quella doppiezza da ragazza di provincia di successo che deve ancora scogliere le briglie del suo passato.
Di sicuro la Theron si caratterizza come una delle poche vere dive contemporanee in grado di tener testa al cinema autoriale hollywooodiano, inseguendo da “Monster” in poi ruoli da prima attrice non banali, come se volesse mettere alla prova le sue capacità professionali, come se volesse colmare la sua ricerca di cinema vero. Gianni Merlin
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